Reportages 2004 - Buona lettura

 

La globalizzazione del femminismo: non solo una questione occidentale.

di Paola Caruso

     Tutta angelicata, irraggiungibile icona di virtù sovraumane si presenta la donna cantata da Dante e dagli altri stilnovisti. Abominevole sentina di ogni vizio, fornicatrice, serva del diavolo, la donna è però anche vittima delle persecuzioni inquisitoriali, che la conducono molto spesso al supplizio e al rogo. Mirabile sintesi di questa schizofrenica visione della donna, durata per lungo tempo nella storia, è la pulzella d’Orleans, Giovanna d’Arco, martire a soli 19 anni, convinta dai suoi aguzzini di essere stata uno strumento nelle mani del diavolo, che le si presentava con voci che ella scambiava per quelle dei santi a lei più cari. La stessa Giovanna era stata soli due anni prima la benemerita liberatrice della Francia dal giogo inglese. Una donna, giovane per di più, era stata in grado di sbaragliare l’esercito nemico, ponendosi a capo delle truppe e ridando vigore ai demoralizzati francesi. Ha dovuto attendere 500 anni prima che quella stessa chiesa che l’aveva condannata ribaltasse il giudizio su di lei, cancellando le accuse di eresia, apostasia e stregoneria e nobilitandola col titolo di santa. Nessuno parla di lei semplicemente come di una donna, con un coraggio da leone, capace di concepire un sogno e di nutrire speranze e soprattutto tenace nel perseguire i suoi intenti.

     Intorno al sesso femminile si è creata la più mostruosa aberrazione. La paura della loro potenza sessuale ha generato maschi maniaci, sadici

e violenti; il desiderio di dominio maschile ha limitato la loro libertà, inventando crudeli strumenti di controllo, dalla cintura di castità ai burqa, che di fatto cancellano l’identità sociale delle donne. Ancora altri orrori sono riservati alle donne, come l’infibulazione della tradizione somala o altri tipi di mutilazione sessuale di altre culture, che proprio in questi giorni tante diatribe hanno suscitato.

     Nate in società nomadi e pastorali, dove i maschi erano assenti per lunghi periodi, forse le tecniche di mutilazione e chiusura dei genitali femminili erano un deterrente

contro abusi e violenze alle stesse donne. Poi sono rimasti come mostruosi retaggi di tradizioni da cui non ci si è saputi affrancare. Chi non è infibulata, in alcune comunità, difficilmente si sposa.

     A questo pensano le madri che sottopongono le loro bimbe all’operazione di asportazione di clitoride, piccole e grandi labbra e cucitura della vagina. Ebbene sono le stesse donne a chiedere l’operazione, vista come necessaria fase di passaggio ad una condizione di rispettabilità. Sono le stesse donne a protestare nelle strade di Parigi contro la legge dello Stato, che ha abolito il velo islamico (ma anche altri contrassegni religiosi) dagli uffici pubblici.      Lo scontro tra la laicità dello Stato e la libertà degli individui di professare il proprio credo ha nelle donne un soggetto molto sensibile.

     Anche l’Occidente emancipato d’altra parte ha la sua vittima preferita nelle donne, quando le usa come veline, letterine (tutte in -ine come cretine) per catturare l’attenzione dello spettatore in un orgia visiva orogenitosenologica. Labbroni, tettoni e sederoni non sono meno avvilenti dei burqa, anche quelli servono a mascherare l’identità dell’essere umano. Come in una

grande carnevalata sfilano le povere donne, velate o siliconate, tutte lustrini e sorrisi o chiuse in un harem. Se poi sono in gamba e fanno il loro lavoro rischiano il mobing da parte di colleghi. Il marito violento è ancora una realtà frequente.

     Non sono le donne magistrato, quelle che fanno il medico o l’onorevole a far cambiare la condizione delle donne.

     Esse vengono ancora lapidate se sono adultere in molti paesi del mondo e quelle che si affrancano sono solo una minoranza e fanno ancora notizia, come la prima donna nel

lo spazio, cara Valentina Tereskova.

     Come dice padre Alex Zanotelli, missionario comboniano in Kenia, c’è una femminizzazione della povertà; nel Terzo Mondo la maggior parte è povera, ma a parità di condizione le donne sono più povere, perché soffrono anche le discriminazioni riservate al loro sesso, sono le vittime preferite delle violenze e l’Aids nelle donne colpisce due volte, attraverso le madri e i loro figli.

     Se oggi molte donne in Italia si sentono libere perché hanno un’indipendenza economica, ciò non è stato dovuto ad un’evoluzione della specie umana, che ha visto le donne con pari dignità ed intelligenza, ma è stato solo il frutto di una necessità, di una contingenza, derivata nientemeno che dalla Seconda Guerra Mondiale, quando tante donne furono impiegate nei posti occupati dai loro uomini al fronte e poi magari non più tornati ed inoltre perché le congiunture economiche resero necessarie altre entrate per sostentare le famiglie in crisi.

Le femministe di un tempo dicevano: "Il corpo e mio e lo gestisco io", ma non per tutte è certa questa proprietà.

 

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